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Piano di contenimento piccioni Emilia-Romagna 2023-2027

piano contenimento piccioni emilia-romagna
Informazioni e applicazioni pratiche al nuovo piano di contenimento piccioni emesso dalla regione Emilia Romagna

Parte 1 – Le basi normative, gli attori coinvolti, e cosa può fare davvero chi subisce il problema

Nel maggio 2023, la Regione Emilia-Romagna ha approvato un atto ufficiale che dovrebbe avere un impatto concreto su gran parte del territorio: il Piano quinquennale per il contenimento dei piccioni di città  (Columba livia forma domestica). Valido fino al 2027, questo documento fissa criteri, metodi e responsabilità per contenere il numero di piccioni urbani in modo coerente con le normative nazionali e comunitarie in tema di ambiente, sanità pubblica e benessere animale.

Peccato che quasi nessuno lo conosca davvero.

Eppure, gli effetti dell’inazione sono sotto gli occhi di tutti: edifici infestati, guano accumulato, strutture compromesse, e una diffusa difficoltà da parte di cittadini, aziende, amministratori condominiali ed enti pubblici nel sapere chi deve intervenire e come.

1.1 Un problema di ordine pubblico e sanitario

Il piccione urbano non è più un semplice “fastidio”. Le popolazioni troppo numerose causano:

  • contaminazioni alimentari e rischio per la sicurezza nei luoghi di lavoro (soprattutto in ambito logistico e industriale)
  • danneggiamenti gravi a cornicioni, pensiline, sottotetti, impianti fotovoltaici
  • trasmissione di agenti patogeni attraverso le feci (salmonella, istoplasmosi, criptococcosi)
  • degrado strutturale degli edifici storici e delle aree monumentali
  • proliferazione incontrollata di nidi e carcasse in zone difficilmente accessibili

In questo contesto, il piano regionale non è solo un atto amministrativo: è un quadro legale utile per operare in sicurezza, nel rispetto delle regole, e con l’obiettivo concreto di ridurre le colonie senza danni collaterali all’ecosistema cittadino e non.

1.2 Cosa prevede davvero il piano?

Il testo, articolato in oltre 30 pagine, è stato adottato con delibera di Giunta n. 763 del 15 maggio 2023. Tra i punti salienti:

  • Il piano non prevede l’eradicazione dei piccioni (vietata in Italia), ma un contenimento graduale e non cruento.
  • Viene definito un modello multilivello, in cui Regione, Comuni e soggetti abilitati collaborano.
  • È data priorità a metodi non letali, sostenibili, e già testati in ambito urbano.
  • Le azioni devono rispettare i criteri della normativa ambientale (D.Lgs. 152/2006) e del benessere animale (L.189/2004).
  • Le attività vanno condotte solo da soggetti autorizzati, con personale formato e mezzi idonei.

Il piano si applica a tutti i Comuni della regione, escluse le aree Natura 2000, dove valgono altri strumenti di tutela faunistica.

1.3 Chi può intervenire secondo il piano?

La responsabilità primaria dell’attuazione è affidata ai Comuni. Questi, però, non sono tenuti a intervenire direttamente, ma devono:

  • elaborare o aggiornare i propri regolamenti locali sulla fauna urbana
  • valutare le segnalazioni ricevute dai cittadini
  • avviare eventualmente bandi o affidamenti a ditte specializzate
  • autorizzare interventi privati nei casi in cui siano conformi al piano

In pratica, il Comune può:

  1. intervenire direttamente (caso raro, per la frequente mancanza di risorse)
  2. affidare l’intervento a ditte certificate
  3. autorizzare un privato ad agire con un operatore tecnico qualificato

Questo significa che un’azienda, un amministratore di condominio o anche un privato cittadino può richiedere ufficialmente l’autorizzazione a intervenire, fornendo documentazione del problema (foto, video, relazioni tecniche) e dimostrando che si affiderà a un soggetto competente, essendo così sicuro che il lavoro sarà svolto in totale sicurezza, rispetto delle strutture e professionalità.

Falco Installazioni, ad esempio, ha già operato in decine di situazioni del genere: bonifiche autorizzate da Comuni, interventi approvati in silenzio-assenso, e sempre in perfetta conformità al piano 2023-2027.

1.4 Serve davvero l’autorizzazione?

Dipende. Se il Comune ha un regolamento specifico, è bene fare una **segnalazione formale **e attendere risposta. In molti casi, basta una PEC protocollata in cui si chiede:

  • presa in carico del problema
  • autorizzazione esplicita o implicita all’intervento
  • chiarimenti su eventuali limiti locali

Molti Comuni dell’Emilia-Romagna non hanno ancora sviluppato strumenti operativi aggiornati; quindi, nella pratica si applica quanto previsto dalla Regione. Se il Comune non risponde entro un termine ragionevole, può valere il principio del silenzio-assenso, purché l’intervento sia documentato, tracciato e affidato a operatori esperti.

Quindi, il piano c’è, è operativo, ed è uno strumento utile, ma solo se lo si conosce davvero.

Nella prossima parte, entreremo nel dettaglio su quali sono le soluzioni tecniche autorizzate, quali sono le responsabilità legali di aziende, amministratori e privati, e cosa comporta non intervenire in modo corretto e non rivolgersi alle persone o aziende giuste.

Parte 2 – Cosa si può (e cosa non si può) fare davvero: soluzioni tecniche, rischi legali, e buonsenso operativo

Se il Piano regionale 2023-2027 non viene rispettato, o peggio ignorato, le conseguenze possono essere pesanti.

E non solo in termini di danni materiali.

La presenza incontrollata di colonie di piccioni in ambito urbano o industriale porta spesso a violazioni igienico-sanitarie, problemi di sicurezza, segnalazioni da parte dell’ASL e persino procedimenti legali.

Ma tutto questo può essere prevenuto, o almeno ridotto, con un approccio professionale e documentato.

2.1 Il guano è un rifiuto pericoloso: ecco cosa dice la legge

Non tutti lo sanno, ma le deiezioni di piccione, una volta rimosse da un ambiente, vengono classificate come rifiuto speciale non pericoloso a rischio infettivo (CER 20 01 99). Lo dice la normativa ambientale, e lo confermano anche le linee guida sanitarie dell’ISS e dell’ISPRA.

Lasciare guano a lungo su tetti, pavimentazioni, macchinari o zone pedonali può portare a:

  • ispezioni da parte dell’ASL
  • segnalazioni per rischio biologico
  • sanzioni ambientali per omessa bonifica
  • responsabilità oggettive in caso di infortuni o contaminazioni

In ambito industriale, basta poco per trasformare un “problema di volatili” in un caso di interruzione della produzione, fermo di linea, o addirittura causa per danno biologico. E anche se non si arrivasse a tanto anche una minima presenza, ma costante, porterebbe a condizioni di lavoro malsane e sgradevoli, che saranno destinate solamente ad aumentare con l’aumento dell’infestazione.

Ecco perché è fondamentale che l’intervento sia eseguito con metodo, da soggetti abilitati, e in linea con i requisiti del piano.

2.2 Le soluzioni tecniche previste

Il piano 2023-2027 non elenca specifici prodotti commerciali, ma chiarisce che devono essere rispettati alcuni principi fondamentali:

  • non nuocere agli animali
  • rispettare la normativa ambientale
  • garantire durabilità e tracciabilità
  • evitare rimedi inefficaci o cosmetici

Questo esclude in automatico una lunga serie di gadget inutili come:

  • sagome di rapaci in plastica
  • ultrasuoni a bassa potenza
  • gel repellenti non testati
  • fili ballerini mal fissati
  • sistemi autocostruiti

Questi dispositivi, oltre a non funzionare, non sono riconosciuti come legittimi dal punto di vista normativo.

Al contrario, le soluzioni raccomandabili (e ammesse) sono:

1. Reti antivolatili professionali

  • Realizzate in polietilene ad alta densità (HDPE), con trattamento UV
  • Ancorate su cavi d’acciaio inox (non zincato)
  • Maglia standard 50×50 mm per piccioni, 20×20 mm per passeracei
  • Installate con piattaforme aeree e verifica tensione cavi

Le reti sono ideali per proteggere pensiline industriali, sottotetti, capannoni, parcheggi, aree di carico/scarico, evitando il problema alla radice: l’ingresso e la nidificazione.

2. Impianti elettrificati ed elettrostatici

  • Sistemi a bassa tensione, con centraline certificate e DICO
  • Adatti per cornicioni, travi, condotte, e facciate
  • Legalmente autorizzati se progettati secondo normativa CE

Questi impianti sono efficaci soprattutto in zone dove il piccione è stanziale e abitudinario. L’effetto deterrente è graduale ma stabile nel tempo.

3. Dissuasori meccanici a spilli

  • Validi solo in presenza di piani d’appoggio stretti
  • Vanno installati con sigillante strutturale, non viti
  • Sono economici, ma richiedono verifica tecnica dell’efficacia

4. Bonifiche guano con smaltimento tracciato

  • Raccolta con DPI certificati (tute, maschere P3)
  • Contenimento in sacchi codificati
  • Smaltimento tramite impianti autorizzati e rilascio FIR (Formulario Identificazione Rifiuto)

Le bonifiche non sono solo una fase “accessoria”: sono spesso il primo passo per poter intervenire in modo sicuro.

2.3 Responsabilità civile e penale: chi rischia cosa?

In ambito industriale, la responsabilità del contenimento è del conduttore dello stabile, ossia dell’azienda che ne ha l’uso operativo.

In ambito condominiale, è dell’amministratore o dei proprietari, secondo quanto stabilito dal Codice civile (art. 844 e seguenti).

Ma attenzione: in contesti pubblici o commerciali frequentati da terzi (clienti, dipendenti, fornitori), il danno provocato dal guano o comunque dall’attività dei piccioni può generare responsabilità penale per omessa messa in sicurezza.

Alcuni casi reali in Emilia-Romagna:

– Un magazzino a Modena è stato sanzionato dall’ASL per mancata bonifica, dopo che un corriere è scivolato su deiezioni in area carico merci.

– A Bologna, un’impresa ha dovuto chiudere una linea produttiva in seguito a contaminazione da guano filtrato da una lamiera lesionata.

Nessuna di queste aziende voleva il problema. Ma tutte lo hanno **sottovalutato troppo a lungo, **non facendo nulla per migliorare la situazione e fornire un ambiente di lavoro più sano e sicuro.

2.4 Come scegliere un fornitore conforme al piano?

Il piano 2023-2027 stabilisce che possono operare solo soggetti tecnici abilitati, dotati di:

  • formazione in sicurezza sul lavoro
  • attrezzature idonee per lavorare in quota
  • esperienza documentata in ambito urbano e industriale
  • conoscenza della normativa ambientale e dei regolamenti comunali

Inoltre, ogni intervento dovrebbe essere corredato da:

  • relazione tecnica con analisi del sito
  • documentazione fotografica prima/dopo
  • schema dell’impianto o della rete installata
  • eventuale certificazione dei materiali

Non si tratta solo di “mettere una rete”. Si tratta di agire in un quadro normativo preciso, per prevenire danni, denunce e costi futuri.

Parte 3 – Dalla teoria alla realtà: come applicare il Piano regionale (e risolvere il problema dei piccioni per davvero)

A questo punto è chiaro: il Piano regionale 2023-2027 non è una lista di buone intenzioni. È un documento giuridico e operativo, che può diventare un potente alleato per chi, come privato, azienda o ente pubblico, si trova a gestire un’infestazione da piccioni.

Ma serve tradurre le norme in azioni. E farlo con criterio.

3.1 Il primo passo è documentare il problema

Qualsiasi intervento comincia da una mappatura dettagliata dell’infestazione. Le aziende e i condomìni che si muovono in modo intelligente iniziano raccogliendo:

  • Fotografie dei punti critici (nidificazione, guano, danni)
  • Video che mostrino la densità dei volatili e le loro abitudini
  • Planimetrie degli spazi da proteggere (anche fatte a mano)
  • Segnalazioni ASL, se già presenti
  • Comunicazioni interne su problemi igienici o di sicurezza

Più dati si raccolgono, più semplice sarà dimostrare che si tratta di una situazione reale, oggettiva, urgente. E sarà inoltre più facile e tempestivo l’intervento dell’azienda e dei tecnici: si riuscirà a valutare meglio un piano di azione e ci si saprà già muovere sul luogo, con idee precise e mirate.

A Parma, un’azienda del settore packaging ha raccolto 12 scatti in tre giorni, mostrando guano su pallet e piccioni stabilizzati sopra le travi. Inviando foto e planimetria, ha ottenuto in una settimana l’autorizzazione comunale all’intervento con rete antivolatili e bonifica completa.

3.2 Il Comune può essere alleato (se sai come interagire)

Molti pensano che il Comune debba risolvere il problema in autonomia. In realtà, il piano dice altro: i Comuni possono autorizzare e delegare interventi a ditte specializzate, proprio per facilitare l’azione.

Serve solo una segnalazione formale, spesso via PEC o protocollo online, che:

  • descriva il problema
  • indichi il luogo esatto
  • richiami il Piano regionale 2023-2027
  • richieda autorizzazione o conferma di silenzio-assenso

A Faenza, una società logistica ha presentato una PEC corredata da 8 foto e una bozza di progetto. Il Comune ha risposto in 3 giorni con nullaosta all’intervento privato. L’impianto è stato completato in 5 settimane, con bonifica e rete.

Falco Installazioni: il ponte tra tecnica e normativa

Qui entra in gioco Falco Installazioni, non solo come azienda tecnica, ma come partner di traduzione normativa. Cosa significa?

Significa che:

  • conosciamo a fondo il Piano regionale e le sue implicazioni
  • sappiamo quali Comuni richiedono comunicazioni scritte e quali no
  • possiamo agire immediatamente in contesti urgenti, rispettando ogni vincolo
  • produciamo la documentazione tecnica necessaria per dimostrare conformità e responsabilità
  • offriamo preventivi gratuiti, realistici e con annesso sopraluogo anche in 48 ore, a partire da foto e dati minimi

La nostra forza non è solo nel montare reti.

È nel costruire soluzioni che durano, che rispettano le regole, che proteggono gli spazi e le persone.

3.3 Quanto costa davvero proteggere un capannone?

Tornando ai numeri, senza paura, i costi di un intervento professionale variano in base a:

  • altezza dell’edificio (servono piattaforme aeree? di che sbraccio?)
  • presenza di impianti (es. carroponte, canaline, lucernari)
  • quantità di guano da rimuovere
  • accessibilità del sito (turni notturni, attività in corso?)
  • tipo di rete e materiali (cavi inox, colore, maglia, trattamento UV)
  • durata prevista e garanzie richieste

La forchetta attuale va dai 7-8 €/mq ai 13-14 €/mq (tutto incluso). È un investimento, ma dura 20 anni e previene disagi e danni potenzialmente ben più gravi come tutti quelli di cui abbiamo parlato in precedenza.

Una rete antivolatili ben installata in un’area merci evita:

  • fermo impianto da guano
  • reclami da parte dei clienti
  • multe sanitarie
  • infortuni per i lavoratori

Chi ha già provato “ultrasuoni da 39 euro” lo sa: spendere poco oggi significa pagare caro domani.

3.4 Zone coperte e target principali

Il piano si applica a tutta l’Emilia-Romagna, ma Falco Installazioni è particolarmente attiva in:

  • Bologna e provincia
  • Modena, Carpi, Sassuolo
  • Parma, Piacenza
  • Reggio Emilia, Correggio
  • Ravenna, Faenza, Lugo
  • Ferrara, Cento
  • Rimini, Cesena, Forlì

Zone extra-regionali come Padova, Verona, Vicenza, Treviso e tutte le altre città del Nord Italia sono comunque servite regolarmente con professionalità da tempo.

I nostri clienti più frequenti sono:

  • aziende alimentari
  • officine meccaniche
  • capannoni industriali e logistici
  • condomìni e immobili in centro storico
  • impianti fotovoltaici
  • pensiline carico/scarico merci
  • enti pubblici e scuole

Chiunque abbia un problema concreto e voglia una soluzione tecnica, legittima e definitiva, è nel posto giusto.

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Per finire – Il Piano non è un ostacolo. È una protezione

Il Piano quinquennale per il contenimento dei piccioni 2023-2027 della Regione Emilia-Romagna non è solo un documento. È uno scudo normativo per chi vuole affrontare il problema piccioni senza rischi, senza trucchi, senza improvvisazioni. Per chi vuole essere sicuro che chiunque venga a metter mano sulle strutture sappia quello che sta facendo e porti avanti il lavoro in maniera professionale e rispettosa.

Falco Installazioni è il partner che unisce tecnica, normativa e risultati, da oltre 30 anni.

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Contatti

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FAQ – Piano quinquennale 2023–2027 della Regione Emilia‑Romagna

1) Cos’è il Piano quinquennale 2023–2027 della Regione Emilia‑Romagna e cosa consente?
È il quadro normativo che disciplina il contenimento non cruento del colombo di città. Stabilisce ruoli (Regione, Comuni, operatori autorizzati), metodi ammessi, requisiti di sicurezza e tracciabilità. Non prevede l’eradicazione, ma azioni progressive e documentate per ridurre le colonie.

2) Chi deve intervenire: Comune, privati o amministratore di condominio?
La cabina di regia è il Comune, che può intervenire direttamente, affidare a ditte qualificate oppure autorizzare l’intervento richiesto da un privato/azienda/amministratore di condominio, se conforme al Piano e ai regolamenti locali.

3) Serve un’autorizzazione prima di installare reti o impianti elettrificati?
Di norma è consigliata una segnalazione formale (PEC/protocollo) al Comune. In assenza di risposte entro termini ragionevoli può valere il silenzio‑assenso; per beni vincolati va coinvolta la Soprintendenza. Tutto deve essere progettato e posato da tecnici abilitati.

4) Quali soluzioni sono ammesse e davvero efficaci secondo il Piano?

  • Reti antivolatili professionali (HDPE UV, cavi inox, corretta tensione)
  • Impianti elettrificati/elettrostatici a bassa tensione, con centraline certificate e DICO
  • Dissuasori meccanici a spilli su piani stretti e idonei
  • Bonifiche guano con smaltimento tracciato (FIR)

5) Cosa è sconsigliato o non riconosciuto?
Ultrasuoni a bassa potenza, sagome di rapaci, gel “miracolosi”, fili ballerini e sistemi improvvisati: risultano inefficaci e non sono riconosciuti come soluzioni legittime nel contesto del Piano.

6) Come viene classificato e smaltito il guano?
Una volta rimosso dall’ambiente, è trattato come rifiuto speciale non pericoloso a rischio infettivo (CER 20 01 99). Si rimuove con DPI adeguati, si confeziona in sacchi codificati e si smaltisce presso impianti autorizzati con tracciabilità (Formulario di Identificazione Rifiuto – FIR).

7) Quanto costa proteggere un capannone con rete antivolatili in Emilia‑Romagna?
Indicativamente 7–14 €/m² (bonifica, materiali, posa e mezzi inclusi), in base ad altezza, accessi, quantità di guano, interferenze impiantistiche e tipologia rete. Un sopralluogo tecnico gratuito consente di definire un preventivo preciso.

8) In quanto tempo si realizza l’intervento?
Iter tipico: sopralluogo e progetto → eventuale segnalazione/PECcantierizzazione in sicurezzabonificainstallazione (1–3 giorni per un campanile/area standard) → collaudo e report fotograficomanutenzione programmata.

9) L’impianto elettrificato è legale e sicuro? Fa male ai volatili?
È legale se progettato e installato a regola d’arte: bassa tensione, centraline certificate, conformità CE e DICO. Non ferisce gli animali: crea un disagio controllato che li disabitua ai posatoi.

10) Cosa rischio se non intervengo?
Ispezioni ASL, sanzioni ambientali, interruzioni di attività (contaminazioni, fermi linea), infortuni per scivolamento e possibili responsabilità civili e penali per omessa messa in sicurezza di spazi frequentati da terzi.

11) Come scelgo un fornitore conforme al Piano 2023–2027?
Verifica formazione sulla sicurezza, abilitazioni per lavori in quota, esperienze documentate in ambito urbano/industriale, materiali certificati, e che fornisca relazione tecnica, schema impianto/rete, foto prima‑dopo e FIR per gli smaltimenti.

12) Quali zone servite e come richiedo un preventivo?
Operiamo in tutta l’Emilia‑Romagna (Bologna, Modena, Reggio Emilia, Parma, Piacenza, Ravenna, Ferrara, Forlì‑Cesena, Rimini) e nel Nord Italia. Puoi prenotare un sopralluogo gratuito inviandoci foto e recapiti tramite il form contatti.