
Parte 1 – Piccione senza cibo, ma con l’acqua disponibile
Capita di chiedersi quanto vive un piccione senza cibo e acqua o quando il cibo scarseggia ma una minima fonte d’acqua c’è: grondaie umide, condensa nei pluviali, pozzanghere dopo un temporale. In città del Nord Italia questo è lo scenario più realistico. La risposta, in termini pratici e prudenziali, è: alcuni giorni, con un ordine di grandezza di circa 3-7 giorni per un adulto sano, in condizioni miti, all’ombra e con bassa attività. Non è un numero fisso. È un intervallo che si accorcia o si allunga in base a temperatura, vento, massa corporea, età e stress. La ragione è fisiologica: il piccione (Columba livia) possiede meccanismi di risparmio energetico che scattano quando il cibo manca ma l’idratazione è garantita. In laboratorio si è osservato che durante il digiuno i piccioni abbassano di notte la temperatura corporea (ipotermia notturna regolata) e riducono la dispersione di calore: consumano meno, quindi allungano l’autonomia. Questo non li rende invulnerabili, ma spiega perché un “paio di giorni” possa diventare quattro, cinque o più, se l’ambiente è clemente.
Fonte : journals.physiology.orgPubMed
1.1 Perché può resistere alcuni giorni senza mangiare
Quando il cibo si interrompe, il piccione non va in tilt. Adatta il metabolismo. Di notte attiva una ipotermia lieve ma controllata: abbassa la temperatura corporea e, con essa, il dispendio energetico. È un comportamento documentato sperimentalmente: durante il digiuno la quota di sonno a onde lente e la riduzione della termogenesi consentono di tagliare i consumi senza compromettere le funzioni vitali. Il risultato è concreto: a parità di acqua disponibile, le ore di autonomia aumentano e la finestra temporale senza cibo si allunga oltre il semplice “giorno e notte” che l’intuizione suggerirebbe.
1.2 La biologia del digiuno
Nelle prime ore, il corpo utilizza i carboidrati residui. Poi passa ai lipidi come carburante principale ovvero alle riserve di grasso accumulate nei giorni precedenti. Se il digiuno si prolunga troppo, inizia il catabolismo proteico: si consumano tessuti, l’uricemia sale (gli uccelli eliminano azoto come urati), la performance cala. È il punto in cui il “risparmio” non basta più.
Per questo l’intervallo 3-7 giorni va letto come range operativo in soggetti adulti e in salute con acqua: oltre, i costi biologici crescono e la ripresa si fa difficile. Il principio metabolico è consolidato; nei piccioni, oltre al risparmio notturno, si misura anche la variazione della termogenesi in relazione al digiuno.
1.3 All’ombra tutto migliora
Nei contesti padani conta dove il piccione trascorre il giorno e la notte. Ombra e inerzia termica (murature, sottotetti ventilati) aiutano: il dispendio diurno resta moderato, la notte rinfresca, l’ipotermia regolata lavora a favore. Al contrario coperture metalliche, pannelli fotovoltaici molto esposti e guaina scura accumulano calore: anche con un filo d’acqua, il fabbisogno energetico sale e i tempi si accorciano. Primavera-autunno sono stagioni più “favorevoli” alla sopravvivenza senza cibo; Ma in mesi come luglio-agosto con le loro ondate di caldo comprimono il margine, gennaio invece lo riduce per il freddo (servono più calorie per scaldarsi). In pratica: in condizioni miti, un adulto può arrivare alla parte alta del range; con caldo forte o disturbo continuo tende verso la parte bassa.
1.4 Attività, stress e disturbo
Un piccione lasciato tranquillo consuma meno di uno costretto a volare spesso o a cambiare appoggio per rumore, manutenzioni o predatori. L’attività aumenta la ventilazione e, di riflesso, anche le perdite idriche respiratorie; benché qui stiamo trattando lo scenario “con acqua”, va ricordato che ogni incremento di attività accelera il consumo di riserve e accorcia i giorni utili senza cibo e di conseguenza avvicina anche al “senza acqua”. Negli studi sul volo libero, la perdita d’acqua respiratoria è misurabile e significativa: in condizioni calde un animale attivo “brucia” più in fretta la sua autonomia. Questo spiega perché in aree logistiche o su tetti di capannoni trafficati la resistenza a digiuno sia inferiore rispetto a siti silenziosi e riparati.
1.5 Non tutti i giorni sono uguali
Dire “un piccione dura X giorni” sempre è sbagliato. Due gradi in più di temperatura media diurna, pieno sole invece che ombra, vento caldo invece che aria ferma bastano per spostare la stima di uno o due giorni. Anche l’età conta: i giovani hanno riserve minori e tollerano peggio il digiuno. Bisogna fare attenzione poi all’effetto cumulativo: più giorni caldi di fila = più deficit energetico anche se la notte rinfresca. Il quadro cambia rapidamente e va letto per contesto, non per dogma.
1.6 Segnali che indicano il il sopraggiungere della morte del piccione
- Piumaggio arruffato, postura raccolta, scarsa reattività.
- Attività ridotta e stazionamento in zone d’ombra per molte ore di seguito
- Perdita visibile di massa (petto più scavato).
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Spostamenti brevi e mirati solo verso acqua o riparo.
Questi segnali non dicono “quanti giorni mancano”, ma indicano che il margine operativo si è ristretto: nel dubbio, il piccione non è più nella parte alta del range.
1.7 In breve
- Con acqua, un adulto sano può sopravvivere alcuni giorni senza cibo (~3-7 in condizioni miti e tranquille).
- Il risparmio energetico notturno (ipotermia regolata) è la chiave che rende possibile questi numeri.
- Microclima, attività e stress spostano la stima in alto o in basso; giovani e soggetti magri resistono meno.
- Queste sono stime operative, non un invito a usare la privazione come “metodo”: è crudele e non risolve nulla.
Parte 2 – Quanto vive un piccione senza cibo ed acqua ?
La domanda secca è: quanto vive un piccione senza acqua? Molto meno che senza cibo. Nel mondo reale, il margine si misura in ore, non in giorni pieni: in condizioni miti e all’ombra si parla in genere di 24-72 ore, ma con caldo e pieno sole su tetti e lamierati il tempo utile può scendere ben sotto le 24-36 ore. Il perché è semplice: la termoregolazione degli uccelli dipende in gran parte dall’evaporazione (respirazione a becco aperto, superfici umide). Se l’acqua non c’è, il bilancio idrico va in rosso; sale la temperatura corporea, il sangue si “concentra”, cala la perfusione periferica, e l’animale entra in stato di rischio.
2.1 Cosa succede al corpo del volatile senza acqua ?
Il piccione disperde calore aumentando la ventilazione (il classico “ansimo” a becco aperto) e usando superfici umide del cavo orale. Questo costa acqua. Se non può reintegrarla, l’omeostasi crolla:
- aumenta la temperatura corporea (ipertermia),
- aumenta l’ematocrito (il sangue è più concentrato),
- diminuisce la tolleranza allo sforzo (volo/decolli rapidi diventano difficili),
- salgono i metaboliti di scarto perché i reni lavorano “in secco”.
Il punto critico arriva quando l’animale non riesce più a dissipare calore: anche all’ombra, se l’aria è calda e l’acqua continua a mancare, l’ipertermia avanza.
Se l’assenza d’acqua non è andata troppo oltre, la reidratazione può ripristinare temperatura, circolo e lucidità in tempi rapidi (da minuti a poche ore).
Oltre una certa perdita di massa e con ipertermia prolungata, però, compaiono danni che non si risolvono subito (affaticamento, svenimenti, mortalità). È per questo che il margine pratico senza acqua si deve considerare breve e fragile.
2.2 Fattori che accorciano o allungano i tempi
– Temperatura, radiazione, vento
- >35-40 °C al suolo: il margine collassa. Su lamiera e fotovoltaico il calore radiante è intenso; anche all’ombra la massa d’aria può essere calda e secca.
- Sole diretto vs ombra: il pieno sole dimezza i tempi; l’ombra profonda li allunga (ma non fa miracoli).
- Vento caldo: accelera evaporazione e disidratazione; peggio se l’aria è secca.
- Umidità elevata: paradossalmente riduce l’efficacia dell’evaporazione (si suda/ansima ma si raffredda poco), quindi non è protettiva.
– Attività e stress
- Decolli frequenti, spostamenti continui, inseguimenti: più ventilazione = più perdita d’acqua = meno ore utili.
- Disturbo costante (rumori, lavori, rapaci): impedisce il risparmio energetico e la ricerca di ombre fresche.
– Età, massa, stato sanitario
- Giovani/novelli: margini inferiori (riserve minori, peggiore termoregolazione).
- Adulti magri o parassitati: meno buffer fisiologico.
- Adulti ben nutriti: resistono leggermente di più, ma sempre nell’ordine delle ore.
– Microfonti di acqua allungano la vita
- Condensa sotto i pannelli, gocce in grondaie o nei pluviali, pozze dopo un temporale: pochi ml possono rimettere in moto la termoregolazione e spostare la sopravvivenza di molte ore.
- Cibo “umido” (frutta, scarti): apporta acqua indirettamente, ma non sostituisce una vera idratazione in giornate torride.
2.3 Nord Italia, differenza tra estate e inverno
– Estate su tetti o su impianti fotovoltaici
Scenario comune in Emilia-Romagna e Veneto: tetto industriale con pannelli fotovoltaici in pieno sole, luglio-agosto, venti caldi pomeridiani. Qui un piccione senza acqua può passare dalla normalità al rischio in mezza giornata; se resta esposto per 24 ore continuative senza trovare nemmeno microfonti, la probabilità di collasso sale rapidamente. Se invece riesce a rifugiarsi all’ombra e a bere poche gocce (condensa/pluviale), può acquisire qualche ora extra e arrivare alla notte, quando l’aria si raffredda.
– Inverno sottotetto
In inverno la sete estrema è meno frequente (piogge, condense, brina sciolta), ma il quadro non è “facile”: l’acqua c’è, sì, ma l’energia serve per termoregolarsi. Quindi senza cibo l’autonomia è breve; senza acqua resta pericolosa se si combinano aria secca e ventilazione (giornate fredde e ventose). Anche qui, il margine si misura in ore, non in lunghi giorni, specialmente nei periodi in cui il freddo è più rigido e punitivo.
2.4 Segnali pratici di disidratazione – come leggere lo stato di salute del piccione
– Comportamenti e posture
- Respirazione a becco aperto persistente anche all’ombra.
- Ali leggermente discoste dal corpo (tentativo di dissipare calore).
- Movimenti rallentati, preferenza per ombre profonde e superfici fresche.
- Scarsa reattività a stimoli blandi.
– Cosa non indica affidabilmente il rischio
- “Sta all’ombra quindi è a posto”: falso. L’aria può essere troppo calda/afosa; senza acqua, l’ipertermia avanza comunque.
- “Ha mangiato frutta/cibi umidi, quindi beve”: parziale. L’acqua nel cibo aiuta, ma con 35-40 °C non basta.
- “Piove, quindi si disseta”: dipende. Se non ha accesso a pozze o gocce raggiungibili, la pioggia non risolve.
2.5 Stime e numeri in breve – quanto vive un piccione senza cibo e acqua
- All’ombra, 20-28 °C, aria ferma = fino a ~48-72 ore se il soggetto è adulto e sano.
- Sole parziale, 30-34 °C, superfici tiepide = ~24-48 ore.
- Pieno sole/lamiera, 35-40+ °C, vento caldo = <24-36 ore; senza microfonti di acqua, il rischio può esplodere in mezza giornata.
Questi intervalli servono a dare scala al problema: non sono licenza di “lasciarli senza acqua”, ma strumenti per capire perché la disidratazione è il vero limite.
Parte 3 – Errori da evitare e soluzioni
Dopo aver visto quanto può vivere un piccione senza cibo e acqua, è chiaro che il margine biologico è stretto e fragile. Per questo, più che chiedersi “quanti giorni regge”, ha senso capire quali errori è meglio evitare e quali soluzioni risultano davvero efficaci. Non si tratta solo di numeri, ma di gestione concreta: ambienti, abitudini, interventi che possono fare la differenza tra un approccio crudele e inefficace e uno sostenibile e rispettoso.
3.1 Imprigionare per vedere quanto vive un piccione senza cibo ed acqua è maltrattamento!
Chiudere volontariamente piccioni in spazi dove non possono uscire e non hanno accesso a nutrimento o abbeveraggio non è gestione, è maltrattamento. In via generale, in Italia il reato di maltrattamento di animali (art. 544-ter c.p.) punisce chi, per crudeltà o senza necessità, cagiona lesioni o sottopone animali a sevizie o comportamenti insopportabili per la loro etologia. La privazione di acqua o cibo rientra tipicamente tra le condotte che integrano tale fattispecie, come evidenziato nei materiali istituzionali e nel testo normativo. Per i dettagli vigenti fare sempre riferimento alle fonti ufficiali. Gazzetta UfficialeNormattivaSenato della Repubblica
Nota legale: questa sezione ha scopo informativo e non sostituisce un parere legale. In caso di dubbi su piani di intervento in un condominio, un’azienda o un ente pubblico, confrontarsi con l’ufficio comunale competente o con un legale.
3.2 Affamare un piccione per liberarsene
Anche ignorando l’etica (che comunque, non è possibile), la privazione non risolve:
- lascia carcasse e odori (problemi igienici e d’immagine),
- non riduce l’attrattività del sito (riparo sempre presente = ricolonizzazione rapida),
- espone a contenziosi con vicini/enti e a sanzioni.
3.3 Intervenire sulle cause, non sugli animali – buone pratiche etiche e durature
La gestione efficace è ambientale, non punitiva. Le linee tecniche italiane e le esperienze degli enti pubblici convergono su alcuni principi chiave:
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Chiudere gli accessi ai siti di sosta e nidificazione
- Reti e barriere su travi, capriate, sottotetti e cavedi.
- Schermi perimetrali che impediscono l’ingresso sotto i pannelli fotovoltaici.
- Occlusione dei cunicoli e dei “passa-uomo” non necessari.
Queste misure interrompono il “ciclo” del problema e riducono la pressione senza violenza. isprambiente.gov.itaslal.it
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Gestire le fonti di cibo
- Rifiuti chiusi, aree mensa e carico-scarico non accessibili agli uccelli.
- Evitare alimentazioni “spontanee” nelle piazze (spesso vietate da regolamenti comunali).
Tolto il premio alimentare, la densità cala e la ricolonizzazione rallenta.
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Ridurre i fattori che amplificano il caldo
- Privilegiare zone d’ombra sulle superfici di appoggio, eliminare i micro-rifugi radianti.
- Nei siti industriali del Nord Italia, le coperture scure e le superfici metalliche arroventate sono calamite estive: schermarle e isolare i punti di sosta riduce stress, stazionamento e nidificazione.
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Bonifica e igiene
- Rimozione periodica del guano e disinfezione: igiene per le persone, minore attrattività per i piccioni, meno segnali olfattivi di colonia.
- Manutenzione programmata (pre-estate e pre-inverno) con ispezioni e piccoli ripristini evita emergenze successive.
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Misure dissuasive non cruente
- Dissuasori a spillo laddove idonei,
- Sistemi elettrificati allontanamento piccioni (a norma, con progettazione responsabile),
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Gel e metodi visivi solo se approvati e con evidenza d’efficacia sul contesto.
La scelta deve rispettare norme, sicurezza e architetture (storiche incluse). Per criteri e casi studio si vedano i documenti tecnici pubblici.
Riferimenti utili all’approccio etico e tecnico sulla gestione dei colombi in città possono essere: ISPRA – Colombi in città. Aspetti biologici, sanitari e giuridici. Metodologie di controllo (documento tecnico, scaricabile dal portale ISPRA). isprambiente.gov.it
3.4 FAQ di chiusura
“Se chiudo i varchi e lascio i piccioni senza cibo ed acqua?”
No. È illegale e crudele. Si rischia reato di maltrattamento (art. 544-ter c.p.) e problemi igienico-sanitari; inoltre i piccioni non “si dissolvono”, ma soffrono e restano nello stabile. Le soluzioni sono prevenzione, dispositivi fisici e igiene dell’ambiente. Gazzetta Ufficiale
“È meglio togliere solo il cibo per allontanare i pic?”
Serve, ma non basta. Se restano riparo e siti comodi, la colonia si riassesta. Occorre un pacchetto di misure professionali (accessi, cibo, bonifica, manutenzione).
“Quanto ci mette a svuotarsi una zona?”
Dipende da quanti appoggi elimini, da quanta protezione offri ai pannelli e da come gestisci i rifiuti. In genere, con interventi coerenti, la presenza si riduce in poche settimane e si stabilizza in pochi mesi.
Per concludere, quanto vive un piccione senza cibo ed acqua non è la domanda più importante
La vera domanda è: come impediamo che cerchino cibo, acqua e riparo proprio qui?
La risposta non è imprigionare, affamare o disidratare (oltre che illecito): la risposta è progettare e proteggere gli spazi in modo che non siano invitanti. Chiudere gli accessi, proteggere il fotovoltaico, tenere pulito, gestire i rifiuti e verificare due volte l’anno vale più di qualunque “trucco”. Così si riducono fastidi, costi e rischi per tutti – persone e animali – nel solco delle buone pratiche indicate dai documenti tecnici pubblici. isprambiente.gov.it.
Ed è così che agisce Falco Installazioni, attivi nel Nord Italia da più di 30 anni, specializzati nell’allontanamento volatili e sulla messa in sicurezza di edifici.
Articolo scritto da Luca Marcacci
Direttore tecnico Falco Installazioni
Alcune delle fonti :
- Rashotte M.E. et al., Vigilance states and body temperature during the circadian cycle in fed and fasted pigeons (AJP-Regulatory, 1998) – https://journals.physiology.org/doi/abs/10.1152/ajpregu.1998.275.5.R1690 journals.physiology.org
- Michaeli G., Pinshow B., Respiratory water loss in free-flying pigeons (J. Exp. Biol., 2001) https://journals.biologists.com/jeb/article/204/21/3803/32935/Respiratory-water-loss-in-free-flying-pigeons journals.biologists.com